Piemonte: quinta regione italiana per numero di imprese green
il rapporto annuale GreenItaly 2013. Nutrire il futuro di Unioncamere e Fondazione Symbola ricostruisce la forza e racconta le eccellenze della green economy nazionale Con 23.690 imprese green, il 7,2% della imprese eco-investitrici dell’intero Paese, il Piemonte è la quinta regione in Italia per numero assoluto di imprese che hanno investito o investiranno quest’anno in tecnologie e prodotti verdi. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Torino con le sue 11.090 imprese green la provincia più virtuosa del Piemonte. Seconda Cuneo con 3.820 imprese green, terza Alessandria a quota 2.296. Seguono Novara con 2.052 imprese green, Asti con 1.267, Vercelli a quota 1.136 e Biella a 1.014. Chiude la classifica regionale Verbano-Cusio-Ossola con 1.011 imprese green. L’ottimo risultato della provincia di Torino è confermato anche su scala nazionale: Torino è al terzo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green.
Ma i primati della regione non si fermano qui: con 3.660 assunzioni non stagionali di green jobs previste dalle imprese per il 2013, equivalenti a circa l’8% del totale nazionale, il Piemonte è quarta nella graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l’anno. E Torino, con 2.320 assunzioni previste, è terza nella classifica nazionale delle province per numerosità di assunzioni non stagionali green.
“GreenItaly – spiega Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere – ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy. Creando valore aggiunto in settori in cui ci davano per spacciati e creando nuove specializzazioni in altri settori, in cui siamo oggi leader. L’Expo 2015 è un’occasione unica per presentare al mondo questo modello di sviluppo e l’Italia come suo autorevole paladino. Se vogliamo che questo modello vincente contagi tutto il nostro sistema produttivo, dobbiamo sostenerlo. Anzitutto liberandolo dagli ostacoli che incontra lungo il cammino, primo fra tutti l’eccesso di burocrazia. E poi con politiche industriali e fiscali più green: nelle tecnologie, nella formazione, nella tassazione del lavoro, nel credito, negli investimenti.”
“Uno spread positivo che ci dice che quando si guarda al futuro, quando si parla di sviluppo, è da questi talenti che si deve ripartire
”. Lo spiega Ermete Realacci presidente Fondazione Symbola: “Non sarà certo la politica economica dell’Adda passà ‘a nuttata, per dirla con De Filippo, a tirarci fuori dalla crisi. L’Italia deve affrontare i suoi mali antichi, che vanno ben oltre il debito pubblico e che la crisi ha reso ancora più opprimenti: le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace. Deve rilanciare il mercato interno, stremato dalla recessione, dall’austerità e dalla paura. E deve saper fare tesoro della crisi per cogliere le sfide, e le opportunità, della nuova economia mondiale”. Come? “Scommettendo sull’innovazione, la ricerca, la qualità, la green economy, per rinnovare il suo sapere fare, la sua vocazione imprenditoriale e artigiana. L’Italia, insomma, deve fare l’Italia.
7 dicembre 2013