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 My city 

A che punto sono le Smart City italiane? 

Per capire a che punto sono le Smart City italiane abbiamo posto alcune domande a Valerio Maria Imperatori, Smarter Cities Leader IBM Italia (nella foto )IBM per prima e sin dal 2007 ha seguito l’origine e la genesi del tema Smarter Cities che coinvolgeva la Comunità Europea, dal suo governo a Bruxelles al suo Parlamento di Strasburgo.  In quelle sedi Comunitarie prendeva forma un modello di città ridisegnato da nuove politiche energetiche e in questa direzione venivano individuate e stanziate ingenti risorse economiche per le città europee capaci di progetti e soluzioni innovative. Anche  in Italia c’è stato uno sviluppo in tale direzione che ha coinvolto molte   citta’ . Gli amministratori delle nostre città hanno di fronte a loro sfide enormi ma anche il dovere di garantire  servizi sempre migliori nei diversi ambiti che qualificano la vita nei centri urbani, dall’energia sostenibile ai trasporti efficienti, dalla maggiore sicurezza all’assistenza socio sanitaria, dalla lotta all’evasione fiscale alle politiche di risparmio. Tutto questo in uno scenario competitivo globale e a fronte di infrastrutture che invecchiano e diventano inadeguate.

Qual è la vostra percezione in merito alla conoscenza e consapevolezza che si ha negli enti pubblici locali italiani sul  tema Smart City?

E’ chiaro che le scelte e le eventuali risorse delle nostre città non sono sufficienti, occorre che il nuovo Governo auti, consolidi e sviluppi i progetti Smarter Cities. Oggi più che mai andrebbero quanto meno rivisti i vincoli troppo stretti del patto di stabilità, quelli che limitano le capacità di indebitamento delle Amministrazioni locali. Sono molti i Comuni virtuosi che oggi pur disponendo di risorse non possono utilizzarle. Ma allo stesso tempo, l’assenza di risorse economiche non può e non deve essere un alibi per rinunciare a politiche d’innovazione. IBM ha per esempio individuato nella pubblica illuminazione uno dei settori di risparmio per le casse comunali che potrebbero abbattere i loro costi energetici e di manutenzione anche del 50%. Insomma, anche se un forte inibitore sono gli investimenti iniziali, il Project Financing anche per il digitale e la definizione di programmi auto sostenibili da un punto di vista economico attraverso le maggiori entrate come contrasto elusione ed evasione, valorizzazione patrimonio e riduzioni costi come cicli di manutenzione beni e razionalizzazione dei servizi possono essere la soluzione per passare dalla progettazione alla realizzazione concreta. 

Quali sono le competenze che mettete in campo per supportare gli enti locali che vogliono affrontare un progetto di tipo Smart City?

In questa sfida di innovazione negli ultimi 6 anni IBM è stata a fianco di molti amministratori e cittadini ed ha realizzato più di 2.000 progetti di smarter cities per grandi metropoli e/o città medio piccole. In Italia abbiamo incontrato almeno 170 città, cercando nei limiti delle nostre compentenze e delle normative vigenti, di aiutare i Sindaci che a fronte di una volontà di attuare progetti innovativi spesso sono stati costretti a rinunciarvi per mancanza di risorse economiche. Qui è nata l’idea del “costo zero”, in buona sostanza la copertura dell’investimento economico perseguibile con risparmi accertati derivanti dalle soluzioni tecnologiche applicate. Abbiamo così contribuito a delineare nuove forme di partenariato economico pubblico-privato e pubblico-pubblico.

Rispetto allo scenario europeo, quali differenze emergono dalle vostre esperienze in questo ambito realizzate in Italia?

Questa sfida può essere vinta solo con soluzioni innovative da tutti i punti di vista: tecnico, organizzativo ed economico. E soprattutto, grazie anche allo sviluppo delle tecnologie e dei supporti mobile, smart phone, tablets, le sfide si vincono con il diretto coinvolgimento della popolazione e delle sue organizzazioni attive sul territorio. In questo senso la rete e la possibilità d’accesso ad essa deve divenire un diritto per tutti, tanto quanto il diritto all’istruzione. In Italia registriamo qui un ritardo. L’assenza di infrastrutture di rete per tutto il territorio nazionale è infatti uno dei primi obiettivi dell’Agenzia per l’Italia Digitale. 

24 ottobre 2013

 


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