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Greenpeace: sopralluogo subacqueo in corso sulla Costa Concordia

03.08.12 – Greenpeace sta partecipando a un sopralluogo subacqueo sulla nave Costa Concordia – per verificare alcuni aspetti strutturali sommersi dello scafo e possibili conseguenze ambientali del disastro – a sostegno del collegio tecnico di difesa di alcuni naufraghi, difesi dagli Avvocati Leuzzi e Rienzi. L’operazione è stata regolarmente autorizzata dall’Autorità Marittima e dalla Procura della Repubblica di Grosseto.

“Questa è una fase delicata sia per la vicenda processuale che per le prossime operazioni di recupero della nave Concordia. – spiega Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace, presente al sopralluogo – Vogliamo dare il nostro contributo per chiarire alcuni aspetti del naufragio e aiutare le vittime nella ricerca di una verità complessa”.

Nella fase di recupero della nave è necessaria maggior trasparenza, ricorda Greenpeace. Il progetto presentato, infatti, non è privo di rischi ambientali che si giustificano solo con la prospettiva di scongiurare danni più gravi, dovuti alla lunga permanenza in mare della nave. Con il rapporto Toxic Costa [1], pubblicato a febbraio di quest’anno, Greenpeace ha reso note alcune valutazioni sulle sostanze pericolose presenti a bordo della nave, oltre al carburante fortunatamente in gran parte rimosso senza conseguenze ambientali.

“Il 28 giugno scorso, Greenpeace e altre associazioni hanno chiesto all’Osservatorio di monitoraggio per il recupero della nave Concordia di poter essere ascoltati. È trascorso più di un mese e non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta. – commenta Giannì – Siamo di fronte allo stesso muro di gomma eretto dalle regioni Toscana e Liguria, che non hanno mantenuto la promessa di convocare un tavolo tecnico per discutere dei problemi del Santuario dei Cetacei e delle possibili soluzioni”.

La regione Toscana e la regione Liguria avevano promesso a Greenpeace di riunire, entro lo scorso novembre, un tavolo tecnico per affrontare i numerosi problemi del Santuario dei Cetacei [2], un’Area Protetta creata per tutelare il Mar Ligure e l’Alto Tirreno, ma mai realmente rispettata. Il Santuario resta ancora “un parco di carta”: solo dopo il disastro della Costa Concordia sono state prese alcune misure per limitare i passaggi ravvicinati alle coste delle grandi navi e prevenire disastri come la dispersione in mare – avvenuta al largo dell’Isola di Gorgona, il 17 dicembre 2011 – di decine di tonnellate di sostanze tossiche. Un altro disastro, per fortuna solo sfiorato, è stato quello del mercantile turco Mersa2 che lo scorso primo giugno si è incagliato all’Isola d’Elba [3]. Gli enti locali non possono far finta di ignorare che nel Santuario restano troppe questioni insolute.


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