“Le Smart cities dell’Anci” : Un progetto-paese per le città ad alto potenziale di innovazione. : è di quasi un miliardo di euro il fondo che il Governo mette a disposizione per il progetto Smart City
24 febbraio 2012 , Si è tenuto ieri a Torino presso il Centro Congressi il convegno “Le Smart cities dell’Anci” il primo appuntamento a livello nazionale dedicato allo sviluppo delle “città intelligenti”
Tra i tanti ospiti intervenuti al Convegno numerosi Sindaci delle principali città italiane. tra cui anche il Sindaco di Torino Piero Fassino ed in qualità di portavoce del Governo, è intervenuto il Ministro Francesco Profumo che ha annunciato la disponibilita’ del Governo a mettere a disposizione un fondo per il progetto Smart City di circa un miliardo di euro (700 milioni per il Centronord e 260 per il Sud) Il fondo servirà per mettere in rete i progetti per le città intelligenti e partecipare ai bandi europei
Ecco l’intervento del presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, :
Anche e soprattutto in una fase di contrazione delle risorse a disposizione dell’agire pubblico quale quella attualmente in corso, il ruolo delle città assume un’importanza cruciale nel conseguimento della qualità della vita dei cittadini: è nell’ambito urbano, infatti, che si giocano le sfide principali per il raggiungimento di obiettivi globali come la mitigazione del cambiamento climatico e l’innalzamento del livello di inclusione sociale.
I settori primari di intervento nelle nostre città sono, infatti, anche quelli “ad alto impatto”: dalla pianificazione e gestione territoriale al ciclo produzione-distribuzione- consumo energetico, dal trasporto di merci alla mobilità delle persone, dalla gestione del consumo degli edifici ad ambiti altrettanto complessi quali l’istruzione, la sanità e i rifiuti, fino a quelli strategici per la maggior parte delle città italiane come la fruizione del patrimonio culturale e il turismo.
Programmare e governare l’insieme di queste dimensioni risulta essere sempre più complesso, in termini di risorse disponibili, necessità di coordinamento fra soggetti pubblici e privati, condivisione delle scelte con la cittadinanza. La risposta da fornire per gestire questa complessità è quella di pensare alle città in termini di “sistema urbano intelligente e sostenibile”: sono in continuo aumento, infatti, gli esempi di iniziative municipali basate sul pensare l’evoluzione urbana in termini complessivi, identificando le caratteristiche – culturali, economiche, produttive, ambientali – che meglio identificano un territorio e ne caratterizzano l’attrattività. La strada da perseguire è quello di affrontare queste dimensioni in ottica di “innovazione”, puntando al risparmio energetico e alla produzione di energia da fonti rinnovabili, alla mobilità sostenibile, alla messa a disposizione di nuovi servizi attraverso l’ottimizzazione delle risorse, al coinvolgimento dei cittadini verso un cambiamento culturale e comportamentale, alla spinta allo sviluppo “verde” mediante l’utilizzo esteso delle ICT.
A livello europeo, oltre che mondiale, per identificare le città che pianificano coerentemente l’integrazione di queste componenti viene usato il termine “smart city”, un paradigma di riorganizzazione urbana che vede quali politiche di riferimento la Digital Agenda e la c.d. Strategia 20-20-20. Alcune delle esperienze più significative in Europa e nel mondo sono state raccolte dalla Fondazione Cittalia in un paper che mette in luce il valore aggiunto dell’innovazione tecnologica per lo sviluppo sostenibile dei contesti urbani coinvolti. L’ANCI, assumendo la cornice di sviluppo delle smart cities definita a livello europeo quale modello di riferimento, propone di avviare un programma nazionale di interventi coordinati che permettano alle città italiane di liberare il proprio potenziale di sviluppo e innovazione ancora inespresso.
Investire sulle smart cities rappresenta, al contempo, opportunità di sviluppo economico, stimolo delle filiere produttive e recupero urbano, dai grandi siti dismessi di produzione industriale ai grandi poli tecnologici, spesso sedi di distretti innovativi. Significa sostenere contemporaneamente i comportamenti virtuosi dal basso dando visibilità ai vantaggi individuali e collettivi, anche in termini monetari. Significa considerare la città come un sistema complesso di molteplici organismi in relazione tra loro, nel quale anche la gestione del trade-off tra progresso ed effetti determinati dal cambiamento diventa un fattore di successo per l’equilibrio del delicato ecosistema urbano e della qualità della vita dei suoi abitanti.
Siamo consapevoli del drammatico ritardo sul piano delle infrastrutture tecnologiche che sconta l’Italia. Quale condizione di base per lo sviluppo delle smart cities, dunque, occorre investire rapidamente nella cablatura del territorio e portare la fibra ottica nelle nostre imprese e nelle nostre case: un grande progetto Paese per rendere le nostre città capaci di affrontare le sfide della competizione internazionale non è più rinviabile. Le città possono mettere a disposizione la conoscenza del suolo, il fast tracking per le autorizzazioni amministrative necessarie; possono impegnare le proprie strutture tecniche a fornire dati, informazioni e studi fattibilità per la cablatura del territorio, assicurare il contributo delle multiutilities di loro proprietà; possono promuovere la partecipazione di partners locali e l’adesione delle comunità a un progetto così ambizioso per il Paese.
Allo stesso tempo le infrastrutture tecnologiche rappresentano solamente una condizione perché le nostre imprese possano investire in innovazione: sono un prerequisito importante, ma non sufficiente. Occorre che queste infrastrutture non siano autostrade nel deserto, ma siano innervate da servizi ad alto valore aggiunto. L’Italia anche in questo ambito ha accumulato un grave ritardo. E’ necessario stimolare e promuovere la nascita di nuove imprese o di nuovi business nei settori dell’economia della conoscenza ad alto contenuto tecnologico. Ogni città oggi ha embrioni di programmi per lo start up di imprese, ma spesso queste iniziative sono disperse, frammentate e di piccole dimensioni. Manca cioè, come avviene in altri contesti internazionali, un grande programma nazionale, riconosciuto e riconoscibile, capace di ottimizzare gli sforzi e attrarre i migliori talenti in un cono di luce visibile. E’ necessario cioè fare massa critica, anche sul piano simbolico e comunicativo e orientare le iniziative nell’ambito di un grande progetto Paese. Si tratta di coagulare gli sforzi già in atto e dare un disegno a frantumi dispersi. La proposta concreta è quella di affiancare a un piano di cablatura delle città, un programma nazionale per favorire lo sviluppo di imprese e business nel settore della new economy, partecipato dalle principali industrie del Paese e articolato in declinazioni operative e scelte settoriali differenti nelle diverse città, al fine di valorizzare le competenze distintive dei singoli territori.
Il fermento diffuso di nuove infrastrutture e nuovi servizi, coagulato in un progetto Paese, può rappresentare una sfida importante verso il futuro per l’Italia.